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Pubblicato martedì 13 Aprile, 2021
Le malattie che sfuggono al cuore divorano il corpo. (Ippocrate)
L’dea del corpo come un a parte che non entra in gioco in psicoterapia è ormai completamente superata, e ha lasciato il posto ad una concezione della Persona vista nella sua globalità, in cui i processi psichici non sono disgiunti dai loro correlati organici ma, anzi, ne costituiscono una delle espressioni possibili.
Si è diffusa – e ha preso sempre più piede in maniera trasversale ai vari approcci psicoterapici – la tendenza a passare anche dal corpo per affrontare blocchi emotivi e traumatici.
Non è una cosa nuova: gli antichi lo sapevano bene che il corpo accoglie, incamera, esprime tutto ciò che viviamo come esperienza emotiva e intellettuale, e che ogni nostra esperienza, buona o cattiva che sia, scolpisce il nostro corpo dal di dentro. Siamo noi moderni che ce ne siamo a lungo dimenticati, e con la terapia della parola siamo stati come ciechi di fronte all’evidenza.
Dalle Corazze Muscolari di Wihlelm Reich all’Analisi Bioenergetica di Alexander Lowen si è posto l’accento sull’individuazione e il trattamento dei risvolti corporei di blocchi emotivi ed energetici. Più recentemente, l’attenzione sul Trauma ha dato luogo a sviluppi che vanno dalla Teoria polivagale di Porges a orientamenti psicoterapici quali la Terapia Sensomotoria, in cui le tecniche corporee sono state sistematizzate all’interno di un modello strutturato e articolato in fasi che permette di lavorare in ottica olistica su corpo, emozioni e pensieri.
Questa rinnovata consapevolezza, quindi, apre nuove e importanti possibilità di cura. Se la sofferenza psichica resta intrappolata nel corpo producendo blocchi energetici, contratture muscolari, attivazioni sensoriali particolari, possiamo usare tecniche corporee per aiutare il paziente ad accedere a contenuti profondi e ad integrarli nella propria coscienza di sé, in una logica bottom-up.
Il disagio psicologico si esprime anche attraverso una disconnessione dal proprio corpo e dalle proprie percezioni e sensazioni interne. Per alcune persone è molto difficile, ad esempio, descrivere un proprio stato fisico o emotivo. Domande tipo “Cosa ti fa male?”, “Dove senti fastidio?”, “Quale emozione stai provando?”, “Che sensazione fisica hai?” non trovano risposta, se non un generico “Ho un malessere”.
Le convinzioni profonde, i traumi emotivi, gli schemi interpersonali creano abitudini fisiche, gesti, espressioni facciali, posture, tipi di respirazione di cui la persona è totalmente inconsapevole, e che tendono a stabilizzarsi attraverso circoli viziosi che agiscono come fattori di mantenimento dei problemi psicologici e di relazione.
Nel momento in cui si ha la possibilità di intervenire direttamente su questi aspetti mediante discipline idonee, si ha a disposizione uno strumento potente di cambiamento, perché il lavoro attraverso il movimento – volto a ridurre la tensione, cambiare il tipo di respirazione, riequilibrare la postura – porta a modificare la posizione della persona nello spazio, il suo schema corporeo, la percezione di sé, le sue idee, le sue aspettative, e a regolare l’emotività abbassando l’arousal. E’ difficile riflettere su se stessi quando l’arousal è alto. Ne consegue che anche il lavoro psicologico di identificazione e riconoscimento delle emozioni e degli stati interni del paziente – spesso ostacolato dallo stato di eccessiva attivazione dovuto ai problemi per cui il paziente è in terapia – viene facilitato.
Le tecniche corporee più frequentemente utilizzate sono le più classiche:
Hanno diverse origini e diversi modelli di riferimento, ma tutte restituiscono al corpo il suo ruolo di componente inscindibile di una unità, e in quanto tale integrato, centrale, imprescindibile nella ricerca di equilibri più sani e più benefici.
Oggi il repertorio si è arricchito, e vengono utilizzate anche discipline orientali come lo Yoga, il Tai Chi Chuan, le arti marziali.
Inventato alla fine degli anni ’70 da Juliu Horvath, geniale ex ballerino ungherese emigrato negli Stati Uniti, il METODO GYROTONIC® affonda le radici nella medicina orientale, nel tai-chi, nello yoga, nell’agopuntura, nel nuoto, nella danza, nella ginnastica a corpo libero. L’integrazione di queste discipline ha dato luogo a qualcosa di estremamente innovativo che supera i principi di ognuna di esse e propone un modo di pensare al movimento come a una fonte di benessere che attiva e potenzia le capacità di autoguarigione della persona.
Sono molte le caratteristiche di questo sistema di movimento che lo rendono utile in psicoterapia:
La mia esperienza più che ventennale di Personal Trainer del METODO GYROTONIC® mi ha portata alla convinzione che anche questa disciplina, per le sue caratteristiche intrinseche, offre un valido strumento da utilizzare nell’ambito della psicoterapia. Come Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale sono arrivata man mano alla constatazione che l’integrazione tra queste due mie anime sia qualcosa di profondamente arricchente per il lavoro con i pazienti.
Non è un caso se spesso, durante la lezione di Gyrotonic, emergono emozioni e stati d’animo che rimandano ad esperienze profonde, e altrettanto spesso gli allievi riferiscono sensazioni di maggiore contatto con se stessi, di maggiore calma, miglioramenti nella qualità del sonno, nell’umore, nell’energia percepita.
Deb Dana, La teoria polivagale nella terapia. Prendere parte al ritmo della regolazione, Giovanni Fioriti Editore 2019
G.Dimaggio, P.Ottavi, R.Popolo, G.Salvatore, Corpo, immaginazione e cambiamento, Raffaello Cortina Editore 2019
Juliu Horvath, Gyrotonic Expansion System. Teacher Training Course, Gyrotonic Sales Corp. 2000
Paul Horvath, Workshop Application of the GYROTONIC EXPANSION SYSTEM® in case of problems related to shoulder – spine – pelvis. – Roma 2004
Alexander Lowen, Bioenergetica, Feltrinelli 2013
Pat Ogden, Kekuni Minton, Clare Pain, Il trauma e il corpo. Manuale di Psicoterapia Sensomotoria, ISC Editore 2012
Bessel Van Der Kolk, Il corpo accusa il colpo, Raffaello Cortina Editore 2014